La questione dell’integrazione della diversità a scuola è molto importante. Le classi di oggi sono spesso numerose e ricche di molte “disabilità” che richiederebbero attenzioni e didattiche personalizzate e inclusive. Spesso le difficoltà si ripropongono invariate e sembra che la scuola sia cristallizzata dentro alcune dinamiche. In tale contesto capita frequentemente che gli insegnanti vivano la cosiddetta sindrome da “burnout”, un vero e proprio cortocircuito psicofisico, con la sensazione di essere schiacciati da crescenti complessità burocratico-organizzative e quotidiane difficoltà di gestione delle “nuove” classi. Un intervento dello psicologo rivolto agli insegnanti può essere un valido aiuto per “allenare” il corpo docente al lavoro di squadra.
Affrontare il tema della disabilità nella scuola significa fare i conti con un variegato universo: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua” ecc… Si deduce che “l’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit”.
Quindi, risulta chiaro che non è possibile porre l’attenzione sui soli DSA (disturbi specifici dell’apprendimento), ma è necessario prestare maggiore attenzione in classe e cercare di individuare tutti quegli alunni che necessitano di un’attenzione speciale a causa di uno svantaggio sociale e culturale in cui vivono, a causa della presenza di DSA e/o disturbi evolutivi specifici, o per l’inadeguata conoscenza della lingua italiana che rappresenta un ostacolo.
Soprattutto chi lavora nel mondo della comunicazione educativa deve utilizzare un linguaggio che sia attento alla persona e che eviti la formazione di etichette scomode per i ragazzi che hanno dei bisogni speciali. Di conseguenza è necessario pensare attentamente al linguaggio che usiamo. Non bastano i piani educativi individualizzati o personalizzati, ma è necessario che il modo di insegnare e di valutare cambi, per poter essere adattato alle diverse situazioni e in relazione a diverse difficoltà.
Studi evidenziano che un ruolo di primo piano, per la riuscita degli interventi è rivestito dalla famiglia. Avremo bisogno delle competenze educative dei genitori che, più di qualunque altro, conoscono i propri figli: le loro competenze sono state ingiustamente ignorate ed escluse dalla scuola. È quindi importante promuovere nei familiari dei bambini disabili, il coinvolgimento, l’adesione emotiva e l’assunzione di responsabilità.
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